...non ci casco più, eh? Si, dico sempre la stessa cosa e poi puntualmente ogni santo Natale che si presenta, arrivo con il fiato corto per cercare di ultimare i lavori a tema, iniziati sempre troppo al limite della festa che sembra lontana ed invece eccola qui.
Dunque ho deciso di finire l'unica cosa intrapresa e poi mi dedico ai ricami in corso, nulla di natalizio però. Ma il prossimo anno mi riprometto di iniziare sin da agosto a fare qualcosa di innevato, di rosso, a dedicarmi alle renne ed ai Babbi Natale.
Il fatto è che in questo periodo nei vari blog delle amiche ricamine, è tutto un fiorire di splendidi lavori con questi soggetti. E sono talmente belli che vorrei poterli ricamare tutti. Me ne innamoro ed acquisto schemi a iosa.
Non so quanti me ne sia procurati anche stavolta, di certo più di quelli che riuscirei a ricamare per i prossimi svariati Natale.
Un bel runner intessuto a mano, con motivi umbro-marchigiani. Lo espongo sempre sul tavolo, durante le feste, anzi la mia casa diventa veramente stracolma di oggetti e decorazioni, sicuramente in modo ridondante ed eccessivo ma... ci piace così.
Tuttavia sono indietro con i preparativi, per ora abbiamo fatto solo il presepe di Thun e questo è il recentissimo acquisto di ieri pomeriggio: un maialino con trocco (tronco scavato che funge da mangiatoia).
Ma riflettevo oggi con la mia amica Maria, sul fatto che una volta c'era tutta una ritualità, una magia nel preparare il presepe. Da bambini era veramente un momento speciale, affascinante, incantevole. Innanzitutto quell'odore particolare, "di chiuso" di umido ma non sgradevole, che si avvertiva nel momento in cui si tiravano fuori dalla scatola le statuine di terracotta e si scartavano dai fogli di giornale che le avvolgevano. Di plastica c'erano solo le pecorelle, che puntualmente non si tenevano mai ritte sulle zampe.
Poi ci si procurava il muschio profumato e man mano che i giorni passavano si seccava ma rimaneva odoroso di terra umida. E la neve sulle casette di legno la facevamo con l'ovatta bianca. Per l'acqua del torrente che scorreva sotto al ponticello utilizzavamo la carta d'alluminio e per il laghetto con le paperelle eravamo soliti sottrarre alla mamma uno specchietto rotondo che teneva sulla toletta.
Gesù Bambino si poneva nella mangiatoia solo dopo la mezzanotte della Vigilia e i Re Magi camminavano per tutto il presepe fino a giungere alla capanna il giorno dell'Epifania.
Non mi fraintendete: la mia non è nostalgia del momento che fu. Volevo sottolineare la diversità di come si faccia una stessa azione, mutata però nel corso degli anni, della propria esistenza.
Tutto è più frettoloso e disincantato. magari le statuine sono più belle e preziose eppure... manca qualcosa. Quella magia del Natale che è propria dell'infanzia e che si perde gradualmente, almeno in parte.
Susanna